domenica 27 maggio 2012

ROSSI 146 AL TRAGUARDO DEL PASSATORE...ECCO LE SUE SENSAZIONI...


Rossi 146 di nuovo al traguardo del Passatore

Una grande ragazza che sogna ad occhi aperti

A queste distanze e a questi risultati non ci si abitua, sono sempre gare cariche di variabili che possono vanificare il lavoro di molti mesi.
Per Rossi 146, l’anno 2012 sembrava partito male, alcuni preoccupazioni fisiche e alcuni stop temporanei potevano compromettere tutta la stagione agonistica, comprese le gara a cui tiene di più, invece in 37 giorni ha portato a termine due gare da 100 km, Seregno ad aprile e il Passatore a maggio. Forza incredibile ed invidiabile, pur con un allenamento ridotto, è riuscita a ritoccare il suo personale e ad arrivare prima delle bresciane, seconda della sua categoria e 197^ assoluta su circa 2000 podisti.


Sentiamo come la racconta:


-Rossi 146 un’altra bella impresa, come hai potuto in così poco tempo ripeterti a questi livelli?

Non lo so neanche io, forse perché so che sono le mie gare e non potrei rinunciarci. So che le devo fare e basta. 

-Cos’ è per te il Passatore? 

 E’ la prima, è la numero uno. Penso a questa gara da quando ero bambina, dai tempi della tv in bianco e nero, sentivo parlare tanto di questa gara-impresa e dentro di me speravo di poterla correre. L’ho sognata ad occhi aperti per una vita.

-Questo è il tuo secondo Passatore, cosa hai trovato di uguale allo scorso anno?

La crisi del 70° km. Dal 70° al 76°km c’è buio, non c’è nessuno sulla strada, ti senti completamente sola,  un vero e proprio “pezzo morto” che ti mette a durissima prova. E’ più faticoso della salita della Colla. In quel pezzo mi sono messa a litigare con la mia testa, non riuscivo più a capire perché ero lì e non in pizzeria come i comuni mortali. “Chi cavolo me l’ha fatto fare” girava in testa in modo fortissimo insieme all’idea di non riprovarla mai più.  Passato il 76° km le cose tornano più normali e la mente più serena.

-I momenti più belli?

L’immensa soddisfazione del traguardo che cominci ad avvertire in modo forte al 95° km, quando senti che comunque la finirai, e che si spegnerà molto lentamente nei giorni successivi.
Anche la partenza è un momento molto bello, sei lì, ti senti vicino ai campioni o comunque a persone che vogliono correre per cento km, ti senti forte e grande.
Bellissimo l’abbraccio di Ilaria Fossati, ultramaratoneta della nazionale italiana e la doppia firma sul pettorale di  Giorgio Calcaterra,  entrambi stupiscono sempre per la loro estrema semplicità e per la loro vicinanza a tutti gli atleti.  


-Rispetto a Seregno che differenze hai sentito maggiormente?

Il Passatore è molto più dura. La salita è  faticosa ma soprattutto ti allontani per cento km dalla partenza. Inoltre, nelle gare a circuito, c’è sempre gente ad incoraggiare, e questo aiuta molto.

-Come si corrono 100 km?

Piano e con la testa.

-Ci sono paure che entrano nella tua mente durante questi lunghi percorsi?

Paure no, forse il pensiero di deludere il mio papà. Lui voleva che scendessi sotto le 10 ore, anche di un secondo, ma sotto,  ed è riuscito a dirmi che per questo tempo potevo anche stare a casa. Lui è così,  è molto “comprensivo ed incoraggiante”.

-Per ora sei davanti alle poche bresciane presenti su queste distanze, che effetto ti fa? ti senti caricata della responsabilità di portare una bella testimonianza del mondo podistico bresciano?

Magari. In verità conosco bene i miei limiti e i miei pregi. Nella gare brevi moltissime ragazze sono più veloci di me. Io le ammiro e le stimo tantissimo, sono proprio contenta per loro. Poi arrivano queste distanze e la mia corsa risulta più resistente, arrivo dove le altre ragazze non ci provano nemmeno. Io mi auguro che anche loro siano contente per me, per questa mia resistenza.

-Rossi la tua corsa in effetti è speciale, tu corri libera e corri leggera, si potrebbe dire che corri Zen. Ci aiuti a capire cosa succede nella tua mente o come ti configuri per correre così?

Non penso molto. Non corro con il satellitare, corro a sensazione e ascolto solo il mio corpo. Elimino i pensieri della vita e in buona parte anche i pensieri della corsa. A parte i momenti di crisi, penso poco  a quanti km sono andati e quanti ne mancano, corro sui singoli passi, come in un sogno ad occhi aperti, come se il mio angelo custode  mi portasse con la sua leggerezza.

-Che bello, tutti vorremmo correre così. Ti prepari in qualche modo oppure è proprio una tua caratteristica naturale? 

Penso sia una caratteristica naturale, in ogni caso mi piace vivere così la corsa. Tanto vivo bene distanze, tanto vivo con tensione le gare brevi.

-Rossi, qualcuno ti ha fatto arrabbiare? Qualche battuta, qualche atteggiamento di altri atleti? 

 Atleti no, solo i gestori del bar di Firenze prima della partenza quando, per un impellente bisogno di bagno, sono riusciti ad impormi l’alternativa tra consumazione o contributo bagno di 2 euro.

-Chi è davvero importante per te in queste gare?

Mia sorella perché è un supporto psicologico grandissimo e perché è la persona più importante della mia vita, la voglio con me per condividere questi momenti unici.

-La prossima gara importante?

Non ho ancora deciso, due o tre idee ma non ancora definite.    



Intervista curata da Tarcisio.

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