Rossi 146 di nuovo al
traguardo del Passatore
Una grande ragazza che sogna ad occhi aperti
A queste distanze e a questi risultati non ci si abitua,
sono sempre gare cariche di variabili che possono vanificare il lavoro di molti
mesi.
Per Rossi 146, l’anno 2012 sembrava partito male, alcuni
preoccupazioni fisiche e alcuni stop temporanei potevano compromettere tutta la
stagione agonistica, comprese le gara a cui tiene di più, invece in 37 giorni
ha portato a termine due gare da 100 km, Seregno ad aprile e il Passatore a
maggio. Forza incredibile ed invidiabile, pur con un allenamento ridotto, è
riuscita a ritoccare il suo personale e ad arrivare prima delle bresciane,
seconda della sua categoria e 197^ assoluta su circa 2000 podisti.
Sentiamo come la racconta:
-Rossi 146 un’altra bella
impresa, come hai potuto in così poco tempo ripeterti a questi livelli?
Non lo so neanche io, forse perché so che sono le mie gare e
non potrei rinunciarci. So che le devo fare e basta.
-Cos’ è per te il
Passatore?
E’ la prima, è la numero uno. Penso a questa gara da quando ero
bambina, dai tempi della tv in bianco e nero, sentivo parlare tanto di questa
gara-impresa e dentro di me speravo di poterla correre. L’ho sognata ad occhi
aperti per una vita.
-Questo è il tuo secondo
Passatore, cosa hai trovato di uguale allo scorso anno?
La crisi del 70° km. Dal 70° al 76°km c’è buio, non c’è
nessuno sulla strada, ti senti completamente sola, un vero e proprio “pezzo morto” che ti mette a
durissima prova. E’ più faticoso della salita della Colla. In quel pezzo mi
sono messa a litigare con la mia testa, non riuscivo più a capire perché ero lì
e non in pizzeria come i comuni mortali. “Chi cavolo me l’ha fatto fare” girava
in testa in modo fortissimo insieme all’idea di non riprovarla mai più. Passato il 76° km le cose tornano più normali
e la mente più serena.
-I momenti più belli?
L’immensa soddisfazione del traguardo che cominci ad
avvertire in modo forte al 95° km, quando senti che comunque la finirai, e che si
spegnerà molto lentamente nei giorni successivi.
Anche la partenza è un momento molto bello, sei lì, ti senti
vicino ai campioni o comunque a persone che vogliono correre per cento km, ti
senti forte e grande.
Bellissimo l’abbraccio di Ilaria Fossati, ultramaratoneta
della nazionale italiana e la doppia firma sul
pettorale di Giorgio Calcaterra, entrambi stupiscono sempre per la loro
estrema semplicità e per la loro vicinanza a tutti gli atleti.
-Rispetto a Seregno
che differenze hai sentito maggiormente?
Il Passatore è molto più dura. La salita è faticosa ma soprattutto ti allontani per cento
km dalla partenza. Inoltre, nelle gare a circuito, c’è sempre gente ad
incoraggiare, e questo aiuta molto.
-Come si corrono 100 km?
Piano e con la testa.
-Ci sono paure che entrano
nella tua mente durante questi lunghi percorsi?
Paure no, forse il pensiero di deludere il mio papà. Lui voleva
che scendessi sotto le 10 ore, anche di un secondo, ma sotto, ed è riuscito a dirmi che per questo tempo
potevo anche stare a casa. Lui è così, è
molto “comprensivo ed incoraggiante”.
-Per ora sei davanti
alle poche bresciane presenti su queste distanze, che effetto ti fa? ti senti
caricata della responsabilità di portare una bella testimonianza del mondo
podistico bresciano?
Magari. In verità conosco bene i miei limiti e i miei pregi.
Nella gare brevi moltissime ragazze sono più veloci di me. Io le ammiro e le
stimo tantissimo, sono proprio contenta per loro. Poi arrivano queste distanze
e la mia corsa risulta più resistente, arrivo dove le altre ragazze non ci
provano nemmeno. Io mi auguro che anche loro siano contente per me, per questa
mia resistenza.
-Rossi la tua corsa in
effetti è speciale, tu corri libera e corri leggera, si potrebbe dire che corri
Zen. Ci aiuti a capire cosa succede nella tua mente o come ti configuri per
correre così?
Non penso molto. Non corro con il satellitare, corro a
sensazione e ascolto solo il mio corpo. Elimino i pensieri della vita e in
buona parte anche i pensieri della corsa. A parte i momenti di crisi, penso
poco a quanti km sono andati e quanti ne
mancano, corro sui singoli passi, come in un sogno ad occhi aperti, come se il
mio angelo custode mi portasse con la
sua leggerezza.
-Che bello, tutti
vorremmo correre così. Ti prepari in qualche modo oppure è proprio una tua
caratteristica naturale?
Penso sia una caratteristica naturale, in ogni caso mi piace
vivere così la corsa. Tanto vivo bene distanze, tanto vivo con tensione le gare
brevi.
-Rossi, qualcuno ti ha fatto arrabbiare? Qualche battuta, qualche
atteggiamento di altri atleti?
Atleti no, solo i gestori del bar di Firenze
prima della partenza quando, per un impellente bisogno di bagno, sono riusciti
ad impormi l’alternativa tra consumazione o contributo bagno di 2 euro.
Mia sorella perché è un supporto psicologico grandissimo e
perché è la persona più importante della mia vita, la voglio con me per
condividere questi momenti unici.
-La prossima gara
importante?
Non ho ancora deciso, due o
tre idee ma non ancora definite.
Intervista curata da Tarcisio.
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