Era proprio necessario mettere una parolaccia (anche se censurata)
nel titolo? Sì, in questo caso sì. Non per la parola fine a se stessa ma
per quello che rappresenta in questo caso: un’esclamazione di
esasperazione a cui rispondi quando esci a correre.
Ci sono giorni più di altri, momenti della vita più di altri, in cui –
pur non essendo un serialkiller sociopatico – hai bisogno di mollare
tutto e tutti per concentrarti solamente su di te, sulle tue
riflessioni, sul pensiero verso te o le persone che contano davvero per
te.
Quindi molli tutto ed esci a correre. Perché solo in quel momento
riesci a lasciarti alle spalle tutti i bagagli mentali (e fisici)
inutili per prenderti un momento di vacanza. Fosse anche un momento di
vacanza dalle vacanze, come in questo periodo.
Lo so che è bello stare in mezzo alle persone ma, a volte, c’è bisogno anche di un po’ di silenzio; un momento in cui riordini l’armadio mentale del pensieri e, magari, fai pure il cambio di stagione. È un lusso che possiamo prenderci ma che frequentemente scordiamo.
Lo so che è bello stare in mezzo alle persone ma, a volte, c’è bisogno anche di un po’ di silenzio; un momento in cui riordini l’armadio mentale del pensieri e, magari, fai pure il cambio di stagione. È un lusso che possiamo prenderci ma che frequentemente scordiamo.
In quel momento, quando esci a correre, anche la nebbia gelida che ti
congela le sopracciglia diventa un’amica, anche il freddo, anche il
buio.
Connettiamoci con la natura
Troppo spesso diamo per scontata l’importanza del contatto con la
natura. Viviamo stipati e costretti in palazzi, in contesti urbani
claustrofobici, spazi in cui il verde è un lusso per pochi. Situazioni
in cui il concetto di “esclusività”, se ci pensi, è legato sempre a una
densità umana molto bassa attorno a noi.
La natura ci fa invece trovare il ritmo giusto, le distanze giuste,
il respiro giusto. Ci permette – accogliendoci – di connetterci a lei e,
di conseguenza, con noi stessi.
Qualche tempo fa parlavo con Folco Terzani
perché anche lui corre ma lo fa a piedi nudi; e quando gli ho chiesto
il perché, con la sua meravigliosa serenità, mi ha risposto “per avere
sempre il contatto con mamma terra“.
Probabilmente è davvero questa la chiave di lettura della corsa:
riconnetterci con quello che siamo, con il nostro tempo, con il luogo da
cui veniamo, con le persone che davvero vogliamo.
Vuol dire correre da soli?
Non necessariamente. Io mi alleno da solo nel 99% dei casi e questo
“vaffan#ç?§” a volte è indispensabile. Un taglio netto con la
quotidianità, con la noiosa routine, per correre verso di noi. Ma
possiamo anche farlo in compagnia, con le persone a cui vogliamo bene,
con le persone che davvero vogliamo attorno, con la dimensione vera di
noi stessi.
Insomma, per parafrasare una pubblicità di qualche anno fa: fermate il mondo, voglio correre!
Tratto da Runlovers.
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