mercoledì 17 luglio 2013

IL TROFEO RAVASIO 2013 VISSUTO DA DELBARBA CLAUDIO

Ciao ragazzi

Non è cosi facile riuscire a trasmettere quello che provi, come anticipato nel sito , una risposta a chi ti chiede perché lo fai, non puoi darla, non riuscirebbe certo a capirla.

Quando mesi fa il fido compagno Severino propose il “Ravasio”, non nascosi una certa soddisfazione, non è gara per tutti. Dietro questa proposta anche uno stimolo diciamo di sfida da parte di Valter C.

Senza enfatizzare ma ora che l’ho provata è una dura prova di forza e di testa, quando dopo 9-10 ore di suuuu e giuuu se non calcoli bene dove poggiare o non il piede sui pietroni dell’Adamello o su dirupi di neve ghiacciata puoi seriamente farti male, compromettere non solo il fisico ma anche la preparazione e i meriti del tuo-a compagno di avventura.

 Subito ho pensato alle calzature, a cosa serviva meglio consigli e suggerimenti, insomma una trepidazione, che dopo pochi giorni svanisce iscrizioni chiuse.  Va be sarà x il prossimo, ma forse questa sarà l’ultimo, delusione doppia.

Telefonata del compagno Severino (posti 2, coppia ritirata) whauuuu!!!!!!.

Via si procede iscrizione certificati verifiche ecc.. ecc..Siamo a Venerdì 13/7 Valter C e Paride ci portano in zona partenza  Bazzena, c’è Damioli A.  incoraggiamenti e auguri si sprecano. Poi sera cena , consegna pettorali –ci danno il 135- riunione e dettagli da parte degli organizzatori (bravissimi complimenti) e poi e poi cominci a pensare, a quello che dicono,  neve tanta, raccomandazioni segnalazione di punti pericolosi dettagli, attenzioni. Cosa ti aspetta?

Notte si dorme, no si fa finta.

“ostioo doelo la luce è un quart a le quater e i dormo a mo tocc” frase di risveglio del fido Severino. Colazione, rito preparazione borracce, zaini da corsa e zaini per elicottero. Ore 5,00 buio della madonna, cielo che non promette nulla di buono, pronti via saluti rallegramenti auguri. Salita, subito, dolce ma va su, una fila di lucciole si snoda sul sentiero , i primi (incredibili bravissimi) subito la sopra, e tu segui , dopo poche centinaia di metri fiatone, su, su. Un pezzo riusciamo a correre il falsopiano che porta al lago della Vacca, è l’alba ci si vede i primi no quelli chissà dove sono. Dopo il Tita Secchi su per il Blumone c’è neve, meglio non hai sassoni da superare paesaggio surreale il cielo è cambiato è blù il sole non c’è ancora ma la neve riflette anche le tue sensazioni, il lago x ¼ è ghiacciato la neve è dura si va su bene scolliniamo in 1 ora e 50 minuti circa di l’ha immenso. Si scende nella neve ghiacciata, ma si va giù bene, fino all’attacco della bocchetta Brescia, che è su, su, si vede segnalata da un drappo arancio. Raggiungiamo la coppia degli amici di Camignone Inverardi e Beppe si chiacchera e si cammina, forte. Faticona immensa si sale ed ecco bocchetta Brescia. Di la meglio di prima il sole ci accompagna. Neve tanta corde per il sentiero non così ripido come da altre parti. C’è una coppia mista , la ragazza è spaventata non scede, si fa una coda fino al rifugio Maria e Franco. Un caloroso saluto con abbraccio da parte del gestore nei riguardi di Severino (cazz.. lo conoscono tutti).Primo ristoro il tempo di bere via giù,giù la ragazza è dietro si arriva a Passo di campo 1° cancelletto, via alla grande. Il tempo di godersi il verde i laghi di valle su su per una cascata che cela al suo interno un sentiero di acqua, catene e scalette salita attrezzata. Ai piedi di questa quelli che ci precedevano, si raccomandavano “qui cominciamo sul serio, ci divertiremo” Ma… cosa staran dicendo?? appena dopo mi sono reso conto, qui qualche d’uno ci ha superato alla grande, poi ma poi neve , neve ed eccoli i Passi d’Avolo e Ignaga, uno dietro l’altro scolpiti nella roccia. Anche i passaggi e le casermette della guerra bianca scolpiti e incastonati, paesaggi incantevoli su cucuzzoli di roccia, transiti quasi tutti attrezzati quasi su una torre, viste impressionanti. La discesa fatta da un sentiero costeggiato in gran parte da traversine ferroviarie, gira tutta intorno alle cime e giu giu fino alla valle Adame, qui in discesa attrezzata c’è chi ha paura , non scende, a tratti i volontari (bravissimi e onnipresenti nei punti strategici) aiutano la discesa. Si arriva al rifugio Lissone. Il sentiero è punteggiato visto da lontano da striscioni che inneggiano all’idolo locale una ragazza che lavora nella malga Adame che fa la gara di un giorno bellissimi e simpaticissimi. 2° cancelletto centrato, si tenta di mangiare un panino, non riesco è come se masticassi un copertone, si beve e si riempiono le borracce, arriva la coppia Damioli, la pensavamo più avanti. Partenza via via per la verdissima valle, bagnata da un gradevole ruscello. I compagni della ragazza al nostro passaggio ci incoraggiano e lavorano sodo nella malga. Al rifugio dopo riecco la coppia degli amici di Camignone, fermi, Beppe non c’è la fa (si ritireranno). Quasi in fondo alla valle deviazione per il Poia . Gia il POIA non si vede subito la vetta, su sempre su ora si vede il drappo arancio, non arriva più non arriva più, continua a spostarsi su. E noi sotto, si beve in continuazione, da prima piazzuole di genzianelle da pertutto e poi i  sassi che sono massi da superare in continuazione, poi gli spiazzi di neve che superi con attenzione ma più velocemente, mi sento stanco ancora mentre scrivo. Finalmente scolliniamo, paesaggi sempre indescrivibili bellissimi, la discesa è difficile, entrambi distruggiamo i bastoncini ma la neve essendo pomeriggio è più soffice e si va giù meglio, dopo un salto ecco li rifugio Prudenzini giù giù prima la neve poi i massi i sassi e il sentiero diventa tappeto la pace e i silenzi sono da ascoltare Severino (grande) si volta e dice è la ci aspettano, un sorriso cancella la fatica il più è fatto. Non te l’ho aspetti un applausi e “bravi” da chi prima di te è arrivato, annullano tutto, mi guardo le mani e le braccia segnate dalle cadute sulla neve le gambe no, sono nascosti dai pantaloni lunghi. Si cerca acqua per lavarsi, qualche goccia arriva anche dal celo, poco o niente. Alle 18,30 abbiamo già cenato, 2 parole con i conoscenti, medicazione ferite, sguardi alla salita di domani e tutti a letto, Si dorme seriamente. Le tre e trenta è tardi formicolio dei concorrenti nella preparazione attrezzatura e zaini. Pronti via, si sale subito verso il Miller una sorta di festosità collettiva scaramantica, buio si vede poco “ buca a dx buca davanti, ecc ecc le prime le ho quasi centrate tutte. Albeggia i primi, bhhà chissà dove sono dietro,  ogni tanto il servizio scopa (alias Francesco) ogni tanto come del resto ieri scandisce un “FROCI” propiziatorio?  Essendo la prima salita del giorno, diciamo fila via  quasi senza traumi, il solito drappo arancio che indica venite vi aspetto qui. Si dovrebbe scendere , il paesaggio ti ferma e non solo, la discesa è impressionante, una trincea scavata lateralmente occupata da compagni di avventura che ti bloccano il passaggio intenti a calzare ramponi, un clima quasi di paura, trincee da prima guerra mondiale questa è stata la mia impressione. La catena prima le corde poi sono tese, aggrappati un gruzzolo di uomini che non vogliono lasciarle, hanno ragione. Il pendio è ripidissimo. Sono da poco passate le sette la neve è ghiaccio sotto i piedi, non riesci a scalfirla, Severino si fa spazio e dai dai endom. Si scende con moltissima prudenza , noi solo con le scarpette giù piano piano fino a dove la corda ci accompagna e poi ancora più piano, ci si siede spesso a volte si parte si scivola, nel culo di chi ti sta davanti, si finisce di distruggere i bastoncini,  più basso le scie nella neve diventano solchi a cui affidare i piedi e si scende più tranquilli. Davanti agli occhi la valle con in fondo il Gnutti, un immenso anfiteatro coronato da creste illuminate dal sole ormai alto, il mio amico indica vagamente poi si sale di la quasi non lo ascolto. In discesa raggiungiamo Damioli e & che poi si fermeranno a colazione al rifugio, noi no proseguiamo. Nel scavalcare un torrente, dall’acqua purissima che mi distrae, sbaglio le misure e mi ritrovo al fresco. Nulla, via via sentiero leggero leggero che ci porta al passo del Gatto. Un Sali scendi che conduce in zone con vegetazione di alto fusto, domando, (visto che il Premassone è oltre 2900m) ma si scende ancora, l’amichevole risposta si ma poi si sale piano piano. Si arriva alla conca del Baitone, la diga ci accompagna per un po poi il sentiero sale verso il Tonolini che con la sua bandiera ci fa da meta. Ricominciano i pietroni disseminati ovunque, chissà come avranno fatto a portarli fino quassù’? Il Tonolini è anche il primo cancelletto di giornata, Ci si rifocilla e su su su per il Premassone neve tanta, meglio nasconde tutti i massi da scavalcare ma alcuni sono enormi affiorano, e devi scavalcarli, non sbagliare altrimenti ti fai malissimo qua sopra poi.. Guardi il cielo blù di più, il silenzio rotto a volte da qualche uccello magari disturbato dai nostri passi, parole poche, manca il fiato, questa è la montagna il vento che ti scombussola i pensieri , perché sono talmente impegnati ad immagazzinare ciò che vedi per portartelo dietro per tutta la vita, e non ti accorgi che non basta non ci sta tutto, qualcosa lasci. Ci si arriva si prima o poi sopra arrivi, il pantano, la diga  l’Adamello quello che ci sta intorno, in lontananza la diga del Garibaldi, ci si ferma, Severino, sono arrivato fin qui apposta. Mirabile, ehhiii!!!! Bisogna scendere è la l in fondo che ci aspettano. Giù nella neve questa volta picchiata al sole è soffice infatti si affonda fino alle ginocchia più facile scendere. Si attraversa la diga del Pantano e ci si arrampica su per il passo del Lunedì una salita ripida come le alter ma essendo l’ultima di più, non termina mai il drappo arancio va in alto e tu non lo raggiungi, alla fine arriva ohh se arriva! una faticacciona infinita. Si ha voglia di arrivare, senti che si avvicina cammini più spedito prima della diga del Garibaldi una signora da grande voce e polmoni ci incita da lontano, dai dai ci siamo. Attraversiamo, la diga guarnita da palloncini variopinti e striscioni, un incanto una soddisfazione dal Garibaldi si alzano voci incoraggianti, un casino della madonna inneggiano i nostri nomi, anche il mio??? Capisco Severino, conosce tutti ma io ?? Chi sarà ?

Ci avviciniamo, Severino ed io ci stringiamo le mani , ci scambiamo i complimenti, lo RIGRAZZIO per tutto questo   davanti sotto il gonfiabile le incitazioni gli applausi, mi vien da piangere no di più l’emozione è enorme, anche questo è RAVASIO. 

  

 Claudio.  


 

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