CHICAGO (USA), 9 OTT - Il keniano Moses Mosop ha vinto la 34/a edizione della maratona di Chicago correndo in 2 ore 05'37''. Al secondo posto l'altro keniano Wesley Korir in 2h06'15'', terzo ancora un keniano, Bernard Kiprop Kipyego (2h06'29''). In campo femminile si e' imposta la russa la russa Liliya Shobukhova, in 2 ore 18'20''. Seconda l'etiope Ejagayehu Dibaba, terza la giapponese Kayoko Fukushi.
Il nostro atleta Sartori Tarcisio ha concluso con il suo record personale 03:30:17 veramente un ottimo tempo visto che
sicuramente si sarà dovuto spaziare per i primi passi fra la folla di podisti a ritmo lento e cmq non della sua media.
Complimenti Tarci!!!
Ecco il suo resoconto :
Pubblichiamo anche una piccola intervista
Bank of America Chicago Marathon 2011
L’idea della maratona di Chicago nasce proprio secondo la migliore tradizione podistica. Un amico ti telefona, te la propone, insiste, non troppo perché non serve, e diventa parte del tuo calendario. Diventa un appuntamento che orienta la tua stagione e i tuoi allenamenti. Passano i mesi, si avvicina la data e l’amico promotore si lesiona il tendine. Deve fermarsi e, con dispiacere, deve rinunciare al viaggio americano. La speranza di partire resta legata a Davide, l’altro amico, lui sta bene ma non è innamoratissimo delle maratone e sta bene anche senza correrle, però decide di affrontare questa nuova bella sfida.
Chicago ci regala una settima di sole bellissimo, un caldo che arriva a 29°, con umidità relativamente bassa, un cielo blu bellissimo. Se non fosse per la preoccupazione del troppo caldo in maratona, sarebbe la settimana da prenotare per tutte le occasioni di turismo.
Chicago è una città molto bella. Le torri e in generale lo skyline, sono spettacolari a tutte le ore della giornata e anche della notte, così come molto gradevole è l’intreccio di ponti in ferro massiccio che creano un piacevole contrasto con la leggerezza degli edifici, il tutto in un contesto arricchito da spazi verdi e parchi molto curati. Solo la cucina e lo stile alimentare, fanno rimpiangere l’Italia.
La Maratona è un grandissimo evento e lo si capisce molto bene fin dai giorni precedenti. Il “cantiere” è immenso e molto ben organizzato. Dall’expo marathon alla zona partenza e arrivo, tutto funziona alla perfezione, tutto è preciso come in un orologio svizzero. Questa è una maratona molto popolare in America, richiama 45.000 iscritti, molta gente “normale” che si misura con i 42,195 km proprio in questa città, probabilmente per le numerose comodità extra gara che normalmente non si trovano nelle metropoli.
Alle 6 del mattino di domenica 9 ottobre, nel buio della notte, il movimento di podisti è già in movimento alla ricerca dell’ultimo bagno chimico e poi del proprio settore. Nei pochi minuti del sorgere del sole sul lago Michigan e vederne i primi riflessi sulle vetrate delle torri, i vialoni si fanno affollati all’inverosimile. Tutti sono consapevoli di essere di fronte ad una giornata particolare: preoccupazione, tensione e concentrazione, traspaiono in modo chiaro, ma tutti sono lì per scelta, tutti cercano questa tensione che poi sono costretti a sconfiggere. Il via alla gara è una liberazione, da quel momento ogni passo è un passo in meno verso il traguardo e uno in più verso la propria vittoria. Dietro ai top runners, i settori sono affollati, ma i vialoni contengono tutti senza difficoltà. Ai lati un pubblico caloroso che incoraggia il fiume di podisti. La temperatura è ancora fresca e la corsa è scorrevole, tutto sembra più facile del previsto, ti senti leggero e pensi all’ultimo sms che ti diceva proprio: “adesso vola”, ti sembra di volare. Sei già alla mezza, nessun segnale di stanchezza, riesci ancora a elaborare le proiezioni sul tempo finale e non ti sembrano vere. Infatti non lo saranno. Ai 30 km la temperatura è a 28°, la stanchezza delle gambe è in stato avanzato e la ribellione dello stomaco imminente. La corsa si rallenta e gli ultimi 12 km si fanno lunghissimi. Tutti sanno che la maratona inizia proprio lì, che prima è solo un piacevole riscaldamento, ma per 12 km serviranno 80 minuti, un tempo infinito. Vieni superato dai pace makers delle 3,20 e al 40 km sei raggiunto anche da quelli delle 3:30. Questi non li molli anche se per tenerli devi lottare duramente, mentre pensi a Luca M e a Rossi 146 che corrono per 100 km. Resisti, resisti, giù dal ponte a sinistra vedi l’arrivo, riesci ad allungare, ultimo slancio, ultimissimi metri ed eccola, sei sulla linea finale, sei al traguardo. E’ finita, un’altra maratona è finita. Sei stanco, sei un po’ deluso ma hai imparato che la delusione dura meno della soddisfazione, che uscirà più lenta al dissolversi della stanchezza. Il cronometro dice 3:30:13, è il personale in maratona, non è quello immaginato, ma è pur sempre prezioso. La medaglia è conquistata, così come la birra analcolica, sconsigliata dagli esperti, ma così buona a fine gara.
Dopo il traguardo la conferma della perfezione organizzativa, tutto è facile, l’assistenza per chi sta male, il recupero della sacca, i ristori, i massaggi, il prato per stendersi al sole, il ritorno in hotel e il ritorno alla vita turistica, in una città che fino a sera sarà in gran parte colorata dalle canottiere dei maratoneti e dai palloncini dei tifosi. La giornata ha la sua coda di riflessioni e di considerazioni, di analisi e di propositi, ma dentro di te sai bene che il risultato va oltre tutte le tabelle ed è costruito con la forza delle persone che ti hanno contagiato e che condividono con te questa passione.
Grazie a tutti.
Tarcisio.
foto
Grazie a tutti.
Tarcisio.
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Pubblichiamo anche una piccola intervista
che ci ha rilasciato prima della partenza: segue....
Considerato che corro da pochi anni, il meglio e il peggio è sempre riferito a situazioni recenti o recentissime.
- Qual è stato il miglior allenamento della tua carriera?
Mercoledì sera, ripetute sui 2000 tutte sotto gli otto minuti
- E quello più duro che hai fatto?
Il monte di Rovato, salita dalla croce di Zocco con Valter e Antonio, un incubo. Altri allenamenti duri, come i lunghissimi, non riesco nemmeno a cominciarli
- Che percorsi prediligi fare in allenamento?
La discesa, ma non deve essere ripida perché mi rallento troppo.
- Che tipo di allenamento preferisci?
In genere mi annoio nella corsa lenta e monotona, pertanto mi piace un allenamento con ripetute o variazioni di ritmo.
- Ti piace di più allenarti da solo o in compagnia?
Senza dubbio in compagnia. Per me è possibile poche volte, visto l’orario in cui mi alleno, ma la presenza di un compagno o del gruppo mi accende e mi carica moltissimo.
- Qual è stata la tua miglior gara?
La prossima
- Quella più bella a cui hai partecipato?
Mi sono piaciute molte gare, soprattutto mi piacciono le gare nelle grandi città. New York, Berlino e Venezia, per ora, sono in cima alla classifica.
- Un aneddoto relativo ad una gara?
Un paio simpatici ma poco raccontabili, entrambi a Milano con Antonio e Paride e poi con Ivano.
- Ci racconti di un sogno relativo alla corsa?
Non ricordo sogni belli legati alla corsa, se sogno la corsa, sogno la fatica della corsa.
- Cosa ti regala la corsa?
Non mi regala nulla e mi prende molto però mi fa conquistare un benessere fisico e psichico notevole. Vivo la sensazione di riprendere il controllo del corpo, di un corpo che risponde, che c’è e si integra bene con me e con la mia testa. Altre volte attraverso la corsa, conquisto una bella libertà mentale, come se passo dopo passo, km dopo km, i problemi venissero srotolati e distribuiti con la possibilità poi di raccoglierli in modo diverso da prima.
- Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi podistici?
Diventare un runner è il primo e unico obiettivo con due obiettivi derivati. Runner per me è chi corre i 10 km in 40’ o meno e gli obiettivi derivati sono la mezza sotto l’ora e trenta la maratona sotto le tre ore e trenta. Non so per quanti anni resteranno obiettivi, ma sono lì che mi richiamano ad ogni partenza.
Bravo Tarcisio!!!!
RispondiEliminaComplimenti, per il personale e per il bel racconto!!! Ma...... la birra!!!! Si beve "giusta" non analcolica, cribbio!!!!
Lascia che dicano gli esperti, regalarsi una bella birrozza dopo una faticata simile è una delle motivazioni che, in certe gare, non mi fanno mollare!
Bravo ancora!
Fabio (bsm)
Grazie Fabio, troppo simpatico. Secondo gli esperti la birra favorisce la diuresi, quindi non favorisce il recupero di sali. I sali li avevo finiti anche senza birra, allora l'ho bevuta. A fine gara ti danno solo quella analcolica, e non so nemmeno se reggerei l'altra
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