domenica 20 gennaio 2019

Cross Cellatica 2019


           
                                                                   
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Vaffan#ç?§, io esco a correre! Di Sandro Siviero - Dic 28, 2018

Era proprio necessario mettere una parolaccia (anche se censurata) nel titolo? Sì, in questo caso sì. Non per la parola fine a se stessa ma per quello che rappresenta in questo caso: un’esclamazione di esasperazione a cui rispondi quando esci a correre.
Ci sono giorni più di altri, momenti della vita più di altri, in cui – pur non essendo un serialkiller sociopatico – hai bisogno di mollare tutto e tutti per concentrarti solamente su di te, sulle tue riflessioni, sul pensiero verso te o le persone che contano davvero per te.
Quindi molli tutto ed esci a correre. Perché solo in quel momento riesci a lasciarti alle spalle tutti i bagagli mentali (e fisici) inutili per prenderti un momento di vacanza. Fosse anche un momento di vacanza dalle vacanze, come in questo periodo.
Lo so che è bello stare in mezzo alle persone ma, a volte, c’è bisogno anche di un po’ di silenzio; un momento in cui riordini l’armadio mentale del pensieri e, magari, fai pure il cambio di stagione. È un lusso che possiamo prenderci ma che frequentemente scordiamo.
In quel momento, quando esci a correre, anche la nebbia gelida che ti congela le sopracciglia diventa un’amica, anche il freddo, anche il buio.

Connettiamoci con la natura

Troppo spesso diamo per scontata l’importanza del contatto con la natura. Viviamo stipati e costretti in palazzi, in contesti urbani claustrofobici, spazi in cui il verde è un lusso per pochi. Situazioni in cui il concetto di “esclusività”, se ci pensi, è legato sempre a una densità umana molto bassa attorno a noi.

La natura ci fa invece trovare il ritmo giusto, le distanze giuste, il respiro giusto. Ci permette – accogliendoci – di connetterci a lei e, di conseguenza, con noi stessi.
Qualche tempo fa parlavo con Folco Terzani perché anche lui corre ma lo fa a piedi nudi; e quando gli ho chiesto il perché, con la sua meravigliosa serenità, mi ha risposto “per avere sempre il contatto con mamma terra“.
Probabilmente è davvero questa la chiave di lettura della corsa: riconnetterci con quello che siamo, con il nostro tempo, con il luogo da cui veniamo, con le persone che davvero vogliamo.

Vuol dire correre da soli?

Non necessariamente. Io mi alleno da solo nel 99% dei casi e questo “vaffan#ç?§” a volte è indispensabile. Un taglio netto con la quotidianità, con la noiosa routine, per correre verso di noi. Ma possiamo anche farlo in compagnia, con le persone a cui vogliamo bene, con le persone che davvero vogliamo attorno, con la dimensione vera di noi stessi.
Insomma, per parafrasare una pubblicità di qualche anno fa: fermate il mondo, voglio correre!
Tratto da Runlovers.

domenica 6 gennaio 2019

IMPARARRE DAL CAMPIONE(TRATTO DA RUNLOVERS)

Imparare dal campione

Ormai ho superato i 40 anni da un po’ e una delle cose più importanti che ho imparato è che si cresce, si migliora più velocemente quando si può arricchire la propria esperienza usando quella degli altri. Basta avere l’umiltà e la voglia di farlo.
Basta avere la capacità di vedere le cose e trarne ispirazione. Ed ecco che arrivo al punto. Abbiamo tanti esempi nella nostra vita, alcuni straordinari, quindi perché non trarre vantaggio da chi eccelle? Perché non imparare dal campione?
Qualche sera fa ho sentito una frase che parlava di Michael Phelps – spero tu sappia già chi è, altrimenti va’ qui – e metteva l’accento sul fatto che lui si allenava anche il giorno di Natale, quando tutti i suoi avversari erano fermi.
Gli era utile quell’allenamento in più? Certamente non sul piano atletico, ma su quello mentale era utilissimo. Quando Phelps era ai blocchi di partenza, prima di entrare in acqua, sapeva di avere davanti atleti straordinari esattamente come lui ma sapeva anche di aver messo un mattoncino più degli altri nella sua preparazione, sapeva di essersi allenato anche il giorno di Natale.

È il solito post motivazionale sul non mollare mai?

No, tranquillo, questo non è un inutile pippone su quanto siamo stati bravi ad aver corso anche il 25 dicembre per digerire meglio il pandoro (o il panettone, siamo democratici); quindi dove voglio arrivare?
Voglio mettere l’accento su quanto sia importante costruire, aggiungere mattoni alla costruzione del nostro essere atleti, persone, professioni, studenti, fidanzati, genitori o quello che vuoi. E la corsa questo ce lo insegna ogni giorno.
Non ti improvvisi qualcuno o qualcosa, devi esserlo. E lo divieni un passo alla volta, giorno per giorno. Ecco cosa vuol dire imparare da un campione.

Cristiano Ronaldo – ti piaccia oppure no, lasciamo stare gli inutili tifi calcistici – è un atleta che non si ferma, che sa che il miglioramento lo si costruisce in allenamento. La vittoria nasce lì, da una ferrea disciplina.
Noi però non vogliamo vincere le olimpiadi e non vogliamo arrivare primi a una maratona o a un triathlon – solo pochi hanno questa ambizione – quindi dobbiamo dirottare e usare questo atteggiamento che arriva dai campioni verso un obiettivo a noi raggiungibile: la gara.

It’s what you do in the dark, that puts you in the light

Torno a Phelps e alla headline di uno spot di qualche anno fa che lo vedeva protagonista.
È proprio grazie al mattoncino che aggiungiamo ogni giorno – magari in una giornata fredda e nebbiosa oppure sotto alla pioggia – che riusciamo a presentarci sereni alla linea di partenza di una gara. È proprio grazie all’allenamento che farai oggi, domani, e a quello dopo ancora che riuscirai a goderti la gara dall’inizio alla fine e a vivere con soddisfazione l’esperienza.
E dopo?
Dopo c’è la parte più bella, perché si ricomincia e abbiamo già iniziato una bellissima costruzione. E possiamo continuare a imparare dal campione.
Il video di cui ti parlavo è questo. Dedicagli 90 secondi, li merita tutti.