giovedì 16 luglio 2015

IN FONDO CORRERE SIGNIFICA TORNARE BAMBINI---TRATTO DA RUNLOVERS---

Un giorno un amico mi disse che se riuscivo io a correre poteva riuscirci anche lui.
Aveva ragione: se ci riesco io che non sono mai stato minimamente sportivo ci riesce davvero chiunque.
D’altro canto ho un corpo, lo uso, come diceva quell’altro. O “Se hai un corpo sei un atleta”. Oppure tutti sono atleti, solo che alcuni si allenano, altri sono sedentari.
Motti e citazioni ce ne sono a pacchi, ma la sostanza è che l’uomo non è un animale progettato per stare fermo, nonostante la sedentarietà abbia per molti aspetti positivi e attraenti.

La fatica

Il principale ostacolo che chi inizia a correre o a fare qualsiasi sport incontra è la fatica. A nessuno la fatica piace. Alcuni la usano come misura del proprio sforzo, altri se ne compiacciono, ma una gelato sarà sempre meglio di 10 km di corsa.
Però la fatica può essere gestita e soprattutto la soglia della fatica si può spostare. Il primo giorno che hai corso ti meravigliavi che dopo 1 km nessuno ti avesse nominato Campione del Mondo del 1000 m. Ti eri sforzato, non ce n’era più di te, eri accasciato sul ciglio della strada e nessuno ti premiava? Oltraggio.
Se hai avuto la pazienza di riprovarci hai capito che quel km diventava 2 dopo pochissimo tempo. E così via, fino ai mitici 10 k.
Perché la soglia oltre la quale la fatica diventa insopportabile è psicologica ma può essere spostata con l’allenamento.
Aggiungi pochi metri alla volta e vedrai che quello che ti pareva troppo ieri ti sembrerà normale domani e appena sufficiente dopodomani.
Poi il limite dei 10 km – che all’inizio ti sembra irraggiungibile – diventerà il tuo pane quotidiano. Correrai 10 km perché son quelli che riesci a fare in un’ora. Per praticità i 10 diventeranno la distanza tipica del tuo allenamento. E non saranno di più solo perché non hai tempo e devi tornare al lavoro, mica per altro.

Ascolta il tuo corpo

Agli inizi si è anche particolarmente attenti – in alcuni casi direi quasi in maniera isterica – ai segnali che il nostro corpo ci manda. Un indolenzimento alle gambe è chiaramente sintomatico di quanto la corsa ci faccia male no? E il fatto che mi manchi il respiro quando corro fortissimo è grave no? E la milza? Eh, dove la mettiamo la milza che fa male? Lasciala pure dov’è.
Stanchezza, indolenzimento, qualche crampo significano solo che il tuo corpo ha lavorato, ha prodotto sostanze che hanno indolenzito i muscoli, che la loro fibra è microlesa e che ha bisogno di un po’ di recupero per ritornare operativa. Tutto normale.

La motivazione

Finché non capisci quanto bene ti fa correre è difficile che tu riesca a percepirne l’importanza. È ancora più difficile che correre diventi indispensabile per te.
Come nella vita, anche nella corsa ci sentiamo motivati e propositivi se abbiamo qualche conferma. Nella vita vuoi un bacio e un abbraccio, nella corsa vuoi sentirti bene e vuoi percepire messaggi positivi dal tuo corpo. Ma non aspettarti che siano del tipo “Oh come sto bene adesso, grazie di avermi fatto correre per 15 km. Maledetto”. Il corpo ti risponde in maniera diversa, per esempio sussurrandoti “Ok, ci sono: proviamo a farne uno di più questa volta. Anche due”. Più lo alleni, più il tuo corpo si adatta allo sforzo e ti ripaga facendoti durare di più. Nello sport, s’intende.
Un consiglio: non pensare alla strada che devi fare ma a quella che hai già fatto. Non ridurrà di certo quella che ti manca ma la renderà più sopportabile. Pensa a quanta fatica facevi a fare 5 km una volta e a quanto invece adesso siano solo metà dei tuoi 10 km abituali.
È tutto relativo.
In fondo correre significa tornare bambini e fare una cosa naturale. Abbiamo bisogno di farlo e ce lo chiede il nostro corpo che non è progettato per una vita sedentaria. Quindi lo possiamo fare tutti, coordinati o meno, muscolosi o meno, magri o (non eccessivamente) grassi. Tutti, quasi.
E al mio amico volevo dire due cose:
1. Dici a me, stronzo?
2. Quando andiamo a correre insieme?
Perché la corsa mette tutti d’accordo alla fine. Quelli a cui piace e quelli a cui non piace. A noi piacciono i primi ovviamente. E gli altri stanno a guardare l’uva.

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